News
news 2006
news 2005
Test invernali 2005
news 2004
Test invernali 2004
news 2003
Test invernali 2002/2003
news 2002
Test invernali 2001/2002
news 2001
Tutto il motomondiale 2001
curiosità news foto risultati

Il fatto - 6/8/2002
Il divorzio di Biaggi

La Yamaha e la favola dei talenti

Quattro anni è durato il matrimonio fra Max Biaggi e la Yamaha. Una unione dalla quale sono nate sei vittorie, un titolo di vicecampione del mondo piloti, nel 2001 ed un mondiale marche, nel 2000. Un bottino discreto, tenendo conto che quando il romano è approdato ad Iwata la casa giapponese aveva raggiunto il punto più basso dal suo ingresso nel motomondiale, avvenuto nel 1974 con Giacomo Agostini e coronato l'anno successivo da un mondiale piloti battendo Phil Read e la mitica MV Agusta.
Questo risultato, grazie al quale la casa dei diapason può cercare ora di rilanciarsi come principale antagonista della Honda, dopo aver riconfermato Carlos Checa per due anni, non ha però soddisfatto Biaggi che, dopo aver lavorato duro e sviluppato non solo la YZR 500, ma anche la nuova M1 non ha visto i suoi sforzi premiati con l'arrivo di una moto veramente competitiva. Il risultato è stato un divorzio - trapelato la settimana scorsa ma mai ufficializzato - che era però nell'aria dal GP del Sachsenring. Lì infatti la Yamaha aveva fatto il primo passo presentando un contratto allo spagnolo, ma non offrendo alcuna seria garanzia tecnica al Corsaro. Questi, infatti, aveva chiesto un programma chiaro, delle certezze, in vista del 2003. Stanco, probabilmente, dopo quattro anni di lotta, di dover sempre inseguire lo strapotere Honda, divenuto quest'anno qualcosa di più: una autentica dittatura grazie all'imbattibile Rc211V, la cinque cilindri di Valentino Rossi.
Non è dato conoscere i punti esatti del disaccordo ma è certo che la Yamaha, di recente abbandonata anche dalla Marlboro, ha perso in un sol colpo il più munifico degli sponsor ed il migliore dei piloti, risultati alla mano. Un fatto, incontrovertibile, che se da un lato non parla a favore della gestione di uomini e mezzi operata da Lin Jarvis e Davide Brivio, dall'altro è l'involontaria conferma dei limiti organizzativi dell'attuale struttura.
Non si può, infatti, addebitare tutte le colpe dei fallimenti della Yamaha negli ultimi anni, né ai tecnici né ai piloti. E' stata invece la scarsa professionalità di chi ha gestito un team multimiliardario ad affossare le ambizioni dei suoi uomini di punta. E' un po' la conferma della favola dei talenti: qualsiasi tesoro, nelle mani sbagliate, non produrrà alcun frutto.

 

 

 

Sito web realizzato da After S.r.l.