il fatto 4/4/2006
Capirossi: il mio giro record con la Ducati a Losail
L’anno passato scattò per la terza volta dalla
pole, Loris Capirossi, nel GP del Qatar. Fu una gara sfortunata, la sua,
nonostante la solita, eccellente, partenza in sella alla Desmosedici.
Il decimo posto finale (dritto incluso) non lo premiò, ma questo
anno per tutti il riferimento rimane il suo 1.56.917.
Un tempo da ricordare perché è quello che i suoi avversari
proveranno a battere fin da giovedì quando metteranno per la prima
volta le ruote in pista.
“Il
primo giorno difficilmente si riuscirà ad andare forte –
osserva Loris Capirossi, che ha compiuto 34 anni questo mercoledì
in aereo – la caratteristica del tracciato di Losail, situato in
pieno deserto, è quella di risentire molto delle condizioni: se
c’è vento la sabbia arriva sull’asfalto ed il grip
diminuisce drammaticamente. Inoltre fa molto caldo, anche se quest’anno
il Gran Premio è stata anticipato e dovremmo soffrire di meno”.
La bella piantina del circuito, messaci a disposizione dal reparto corse
della Ducati, con i dati di Loris Capirossi, mostra un tracciato molto
“mosso”e veloce, visto che in qualifica si gira a 165 Km/h
di media.
“Sì, personalmente mi piace molto – riprende a spiegare
Capirex – anche se l’asfalto liscio non favorisce le nostre
Bridgestone, che preferiscono manti più granulosi”.
In fondo al rettilineo c’è una staccata da paracadute…
“E’ l’unica decelerazione veramente impegnativa del
tracciato: ad oltre 330 scalo dalla sesta alla seconda. La velocità
d’ingresso e sui cento all’ora, ma in uscita si sfiorano i
200…con la stessa marcia, quindi si rallenta nuovamente e ci siprepara
ad una curva a sinistra a cui segue una destra che immette su un breve
tratto rettilineo dove si raggiungono i 260 all’ora. Questo è
uno dei punti chiavi del circuito: meglio si fa la curva, più velocemente
si entra e più si arriva forte in fondo alla staccata dove dalla
quarta si scala in seconda e ci si prepara ad affrontare una doppia destra”.
Subito dopo c’è un altro “strappo”.
“Da poco più di 200 all’ora, nel T6 si scala in prima
per il punto più lento di tutto il circuito. Da qui il tracciato
diventa molto filante: dopo un breve rettilineo dove in accelerazione
si inserisce fino alla terza si entra in una curva a destra che porta
alla parte del circuito che preferisco: quella dove si fa il tempo. Qui
è necessario avere una moto molto stabile e tanto grip, ma soprattutto
è importante fidarsi moltissimo della tenuta dell’avantreno
perché per entrare velocemente nelle curve, ma soprattutto per
sparare tutto dal T10 al T12, dove in quinta si raggiungono i 280, bisogna
spingere molto sulla gomma anteriore”.
E’ un punto da pelo sullo stomaco, questo, perché le marce
vanno snocciolate con decisione con il motore in piena spinta, quindi,
via due marce, e si entra in una successione di tre curve a destra collegate
fra di loro.
“Si entra forte, oltre i 160, ma poi la velocità cala un
poco nell’ultima curva, che porta al primo di due brevissimi rettilinei
uniti da una curva a sinistra. Da lì c’è solo l’ultima
piega, quella che immette sul rettilineo del traguardo, a destra, che
si effettua in seconda”.
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