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il fatto - 15/11/2001
Motogp: il potere è delle idee o del denaro?
Fare il pilota, checché se ne dica, è un'attività stressante. In fondo correre, nel senso di gareggiare nei Gran Premi, è il meno: sono solo sedici appuntamenti e chi non vorrebbe lavorare solo 16 settimane su 52?
In realtà le cose non sono così semplici e se agli impegni promozionali si sommano le settimane di test, è facile capire che ormai fare il pilota è un'attività a tempo pieno, non meno stressante - dal punto di vista dell'impegno continuato - di chi va in ufficio tutte le mattine.
La F.1, che pure dispone di test team e di terzi o quarti piloti, un lusso che il motociclismo non sa nemmeno da che parte stia, di questo si è resa conto ed infatti quest'anno tutti i team della Foca osserveranno uno stop di due mesi. Proibito andare in pista fino al 1° gennaio. Sulla carta. Un modo, questo, di cercare di porre un freno ai costi il cui aumento ormai è esponenziale, ma anche di pareggiare i conti (economici) fra chi ha troppo e chi troppo poco. E' evidente infatti che le idee costano meno dei giri in pista, ma se non si hanno soldi per concretizzarle in tempo per vederle all'opera, vincerà sempre chi ne ha di meno, ma può realizzarle e provarle subito. Grazie al denaro.
Il motomondiale, abituato ad inseguire, spesso, gli errori della massima formula dell'automobilismo e (quasi) mai le buone idee non ha copiato quest'ultima pensata di Bernie Ecclestone, peraltro non immune da critiche a causa della ricaduta negativa sui media in termini di diminuzione della visibilità.
Ma uno stop similare cosa avrebbe comportato per il motociclismo, che si appresta a tornare in pista con i prototipi a 4 tempi fra pochi giorni a Jerez, Phillip Island e Sepang, oltre ad una diminuzione della visibilità, peraltro faticosamente conquistata ed ancora lontana da quella della F.1?
Il lato positivo, crediamo, sarebbe stato quello di diminuire quanto più possibile il gap tecnico che oggi separa Yamaha, Honda e Aprilia, le uniche tre case che hanno anticipato il debutto nella nuova classe motogp. Solo le due giapponesi, infatti, hanno pronte le loro GP1, la quattro cilindri M-1 e la cinque cilindri RC 211 V, mentre la casa italiana andrà in pista solo a gennaio.
Due mesi di stop, inoltre, avrebbero potuto fornire più tempo agli uomini di marketing per pianificare le strategie pubblicitarie o per cercare nuovi finanziatori, senza l'assillo di dover dimostrare, magari mentre gli avversari diretti sono in pista a provare con tempi strabilianti, di poter essere immediatamente competitivi, quindi appetibili.
Il ritorno, dunque, ai motori quattro tempi - ancorché giusto storicamente - ci sembra, a questo punto, una occasione persa per ristabilire gli equilibri tecnici che oggi vedono dominante una marca - la Honda - grazie non solo alle idee dei suoi ingegneri, ma soprattutto a cospicui investimenti che le altre case non possono neppure sognare.
Per il futuro c'è da sperare - quantomeno - che la Federazione istituisca una apposita commissione, o quantomeno dia mandato a quella attuale, di introdurre frequenti modifiche tecniche al regolamento della fù 500, al fine di evitare quanto successo nella vecchia formula e far sì, finalmente, che a contare torni il genio, più che il portafoglio.

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