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29/10/2006 Nella graduatoria di chi e come utilizza i freni, troviamo Rossi, Capirossi, Pedrosa, Hopkins, Checa, Vermeulen e De Puniet che aggrediscono molto il freno anteriore, mentre Nicky Hayden è quello che utilizza di più quello posteriore. Casey Stoner invece, è il più “bravo” in questa graduatoria, visto che fa lavorare in egual misura entrambi i freni. Le piste più dure per gli impianti frenanti quindi sono Motegi, Valencia, Donington, Sepang e Barcellona. Il tutto, tradotto in dati tecnici, significa che per una stagione occorrono circa 10 set di dischi (20 unità) in carbonio e 6/7 set in acciaio per le gare bagnate; infatti quando piove, i dischi in composito vengono sostituiti a causa delle temperature operative oggettivamente più basse, effetto che impedisce al disco in carbonio di raggiungere la giusta temperatura di esercizio e, conseguentemente, il range ottimale di utilizzo. Ma non è tutto. In queste condizioni l’acciaio dunque offre una resa migliore a pista bagnata, visto che ne scaturisce un aumento dell’attrito tra guarnizione di attrito (la pastiglia freno) ed il disco stesso. Il carbonio però è più leggero visto che in media un’unità pesa 780 grammi contro i 1.479 grammi del disco in acciaio. Diverse anche le temperature di lavoro: i dischi in carbonio delle MotoGP raggiungono ben 700°C, un valore alto anche se “modesto” se paragonato a quelle delle F1 (circa 1.000°). Ma allora qual è la pista più difficile – parlando
di freni – dell’intero Motomondiale? E’ il circuito
di Istanbul visto che si passa da 315 km/h a 70 km/h in 356 metri con
un tempo di frenata di 8,0 secondi ed una decelerazione massima di 1,4
g mentre il carico sulla leva è di 6,1 kg, valore davvero impressionante.
(dati Brembo) |
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