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IL FATTO 12/04/2009
GP Qatar, la pioggia ferma la MotoGP. Gara annullata. Bridgestone (e Dorna) impreparate
Stoner, desolato, nel box Ducati Non capita spesso, qui a Losail, di osservare le tribune così piene. La gente è accalcata verso la transenna; tutti con lo sguardo rivolto verso l'alto. Non in basso, alla pista; verso il cielo: c'è da vedere la pioggia.

Cade fitta, di traverso, sospinta dal vento che soffia dal mare. Flagella l'asfalto; batte i tendalini delle postazioni tecniche erette al muretto. A dispetto di quanto si può pensare, e nonostante che questo paese, appena si esce dal miracolo-Doha, sia polvere e pietra, non è che qui non piova mai.

Succede. Assai di rado, ma succede. Mai così, comunque; non così a lungo; non con questa insistenza.

C'è da dire che, nonostante la mancanza di allenamento, il locale servizio meteorologico ci ha preso: ogni giorno, da tre giorni, prevede pioggia. Ed ogni giorno, da tre giorni, ci azzecca.

Anche oggi: e la tempesta, dopo essersi fatta brevemente la mano con la 125 ed averci pensato sù quando circolano i ragazzi della 250, si è scatenata in tutta la propria potenza quando sulla griglia di partenza stavano per accendere i motori i top gun della MotoGp.

Dalla sala stampa si vedeva così "E' come fare l'amore con la tua ragazza a casa sua, ed all'improvviso ecco che entra sua madre" ridacchia Valentino ai microfoni della Tv. Non ha torto; una gara che avrebbe potuto anche rivelarsi un orgasmo, si trasforma in un coitus interruptus (chi è nato dopo la scoperta della pillola, si faccia aiutare nella traduzione dai genitori).

Giorni e giorni (quelli dei test, più il moncherino del venerdì e la giornata di sabato compresi in questo weekend di gara) passati a mettere a punto moto, strategie, tattiche. E poi, il cielo dei tropici ti fa questo...

D'accordo: non è l'atmosfera un po' ansiosa di Indianapolis, quando, l'anno scorso, l'uragano Katrina aveva sfiorato, con la coda, il grande catino, scaricando in pista acqua a catinelle. C'era allora quel po' di apprensione che accompagnava gli sguardi che si volgevano a scrutare il cielo, imbevuti del ricordo di quanto l'uragano aveva provocato nel Sud degli Stati Uniti solo poche ore prima.

Toseland, se ne va mesto sotto la pioggia Qui no; qui c'è una atmosfera che combina sorpresa ed anche, in alcuni settori della tribuna, una certa strana allegria: mentre il cielo insiste, la gente si sbraccia, saltella. Sventola ostinata una bandiera australiana, con le sue stelline bianche in un cielo blu.

Nel chiuso della torre che ospita la direzione di gara, chi di dovere cogita e ponza, pensando di spostare la gara (forse, chissà) a domani. Sempre di sera, perché la Bridgestone non ha portato gomme adatte a correre di giorno: non era previsto. Della serie, complimenti.

Non si organizza in questo modo. Non quando un evento, ancorché imprevedibile, può fermare la manifestazione.

Buona notte da Losail.
E buona fortuna.


Marco Rotelli

Foto Simone Rosa e Dakar
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