Rossi…suona
tutti
La pioggia non spaventa la MotoGP che dopo un piccolo ritardo in partenza
per lo spegnimento della Kawasaki di Nakano, scatta con la pista bagnata.
Il più rapido è Gibernau, davanti a Barros, Melandri e Rossi,
mentre Biaggi cade nel corso del primo passaggio ma rientra in corsa.
In terra finisce subito anche Xaus e, al secondo giro, nel tornantino,
mette il sedere in terra Hayden. In successione, poi, assaggiano l’asfalto
Melandri e Bayliss, e quindi Gibernau. Nel frattempo in testa alla gara
è schizzato Hopkins che tiene a bada Barros, Rossi, Roberts, Edwards
e Tamada. Tutti guidano sul sapone e chi ci prova – è il
caso di Biaggi che tenta un’impossibile rimonta – finisce
nuovamente al tappeto, come conferma anche Hopkins che dopo un paio di
numeri eccessivi si tuffa anche lui.
Dopo nove giri, così, la situazione è la seguente: Barros,
Roberts, Rossi ed Edwards sono l’uno nella scia dell’altro,
mentre Tamada è quarto, ma a 13 secondi. In questo momento sono
dodici le moto in pista, ma solo perché Hopkins, dopo il tuffo,
è rientrato ai box, ha rimesso a posto la sua Suzuki e si è
rigettato in pista.
Tamada, però, resiste poco nella sua posizione: Checa e Capirossi,
infatti, sfruttando l’aderenza delle Bridgestone sotto la pioggia
lo superano, lasciandoselo nettamente alle spalle.
Non si può dire, comunque, che la corsa sia avvincente. A movimentarla
ci pensa allora Rossi che a sette giri dalla fine rompe gli indugi e passa
al comando. E’ la solita tattica: al giro successivo Vale ha un
secondo ed otto di vantaggio girando in 1.46.122, i miglior passaggio
della gara fino a quel momento. Record che dura poco, visto che alla tornata
successiva il Fenomeno ferma il cronometro in 1.45.377.
E’ imbarazzante: in tre giri il pesarese rifila al brasiliano ed
all’americano oltre sette secondi. La gara è finita con tre
giri di anticipo. L’ultima scintilla la regala Roberts, che fa la
gara della vita e chiude in seconda posizione, mentre Valentino taglia
il traguardo…suonando il violino. Chissà cosa avrà
voluto dire?
De Puniet doma l’incredibile West
Il primo a transitare sul traguardo, dopo il via della 250, è Aoyama,
davanti a De Puniet, Dovizioso, Pedrosa, Porto, West e Stoner. E’
un avvio prudente, ma le condizioni della pista sono disastrose e l’aderenza,
sotto la pioggia battente, è una illusione.
Il terreno ideale, questo, per Anthony West, già vincitore di un
bagnatissimo GP d’Olanda che, alla guida della debuttante KTM, fa
miracoli. Al quinto giro, infatti, l’australiano è già
terzo, alle spalle di Aoyama e De Puniet e davanti a Stoner, De Angelis,
Pedrosa e Dovizioso, autore di un dritto che gli fa perdere qualche posizione.
Nel frattempo il “cavallino” De Angelis lascia dopo una scivolata
al nono giro. Ben più drammatica, però, è la caduta
del leader, Aoyama, che si deconcentra nei doppiaggi e va a finire in
terra al dodicesimo passaggio, lasciando la testa della gara a West che
nel frattempo ha superato nuovamente de Puniet.
Meglio di tutti e due, però, fa Stoner, che si inserisce fra i
due litiganti e passa al comando con De Puniet e West in scia, mentre
Pedrosa, staccato di dieci secondi, se la prende giustamente comoda davanti
a Porto, Guintoli, Dovizioso e Corsi.
Le emozioni, comunque, ce le fanno provare Randy, Anthony e Casey, autori
di numeri incredibili, come quello del francese, che perde il controllo
della sua Aprilia, fa un dritto e ritorna in pista senza nemmeno alzare
la testa dal cupolino.
A due giri dalla fine è Stoner ad esibirsi in un numero similare,
perdendo il contatto da De Puniet e West che ne fanno di tutti i colori.
L’australiano, a mezzo giro dalla fine…quasi scende dalla
moto al volo. Solo allora tira, è il caso di dire, i remi in barca,
lasciando la vittoria a De Puniet.
Quarto, a 47 secondi, Pedrosa, mentre Dovizioso si prende addirittura
un minuto e 34 secondi finendo settimo alle spalle anche di Porto e Corsi.
Simon vince in due mosse
Con l’asfalto asciutto al via è Kallio a scattare al comando,
seguito da Luthi, Talmacsi, Lai, e Pasini, mentre Simoncelli è
ottavo. Complici le condizioni della pista – completamente asciutta
in traiettoria, ma sporca ed umida fuori – si vede qualche numero
fin dai primi passaggi, protagonista Pasini, capace anche di fare una
curva sull’erba senza perdere il contatto con il gruppetto di testa.
Dopo sei giri, comunque, al comando c’è Luthi, seguito da
Talmacsi, Kallio, Lai, Bautista, Di Meglio, Pasini, Lai e Simoncelli.
Imprevista, ma prevedibile, inizia a cadere la pioggia ed a farne le spese
è Simoncelli e, subito dopo, Bautista che era appena passato al
comando. Sul volo dello spagnolo, al settimo giro, cala la bandiera rossa
che interrompe la gara.
Il Gran Premio riprende, dopo l’interruzione, sulla distanza di
appena 9 giri…domanda: poiché si sarebbe dovuto correre su
25 giri, che fine hanno fatto le tornate mancanti? Il dubbio che la corsa
sia stata compressa per non causare ritardi alla MotoGP è lecito,
ma cozza contro il regolamento che al punto 1.26.4 alle lettera C prevede
che la lunghezza di una gara, dopo un arresto, sia ridotta a due terzi
dell’orginale.
Parte il warm-up e, incredibilmente, c’è il primo colpo di
scena con la scivolata di Mattia Pasini.
Al nuovo via passa per primo il traguardo Talmacsi, quindi seguono Lai,
Luthi, Di Meglio, Simon e Batista, con Simoncelli nono. La pista, però,
è veramente scivolosa e a farne le spese e proprio il leader provvisorio
Talmacsi, mentre Luthi si esibisce in un numero da brivido sull’erba.
I successivi ad assaggiare l’asfalto sono Bautista ed Espargarò.
A tre giri dalla fine, così, la situazione è la seguente:
conduce Di Meglio, davanti a Simon, Lai, Simoncelli, Nieto, Luthi e Kallio.
Le condizioni sono tali da non rischiare, ma Simon ci prova e, dopo aver
superato Di Meglio taglia per primo il traguardo. Terzo è Lai,
dopo un bel duello con Simoncelli. |