Witteveen, l'innovazione nella tradizione
Innovazione nella tradizione. Questo sembra essere il
credo di Jan Witteveen nelle competizioni. Con lui l'Aprilia è
sbarcata nella 250 trasformandosi da debuttante in protagonista assoluta.
Negli ultimi dieci anni la bicilindrica a disco rotante della casa veneta
ha conquistato 7 titoli mondiali: tre con Biaggi (’94,’95
e ’96) ed uno ciascuno con Capirossi (’98), Rossi (’99),
Melandri (2002) e Poggiali (2003).
Come la fenice della leggenda anche quest’anno la moto iridata
è rinata da sé stessa. Per vincere ancora. Ma quanto è
cambiata per mantenere la competitività?
“Dipende dall’anno a cui si fa riferimento – è
la risposta di Jan Witteveen – di uguale rispetto alla nostra
prima 250 non c’è nulla, solo il concetto è rimasto
lo stesso”.
Da cosa dipende questa fedeltà?
“Abbiamo creduto nei vantaggi di un motore a disco rotante, rispetto
alla soluzione con le lamelle, ed i fatti ci hanno dato ragione. Questa
soluzione, ormai, è nel DNA dell’Aprilia. E’ la nostra
strada”.
Farla crescere ogni anno non è una sfida semplice. Fino ad oggi
è contato più l’apporto dei piloti o quello del
banco prova?
“Sono due cose egualmente importanti – confessa il capo
del reparto corse – dai piloti, dalle loro sfide in pista, emergono
soprattutto dati relativi all’evoluzione della ciclistica. Dal
banco quelli del motore. Noi ascoltiamo tutti e due”.
Questo metodo cosa ha portato per il 2004?
“La moto è cambiata più quest’anno, rispetto
al precedente che, per esempio, dal 2002 al 2003. Le differenze visibili
sono la nuova carenatura, che migliora l’aerodinamica, ed il nuovo
telaio ed il forcellone. Poi, naturalmente, ci sono differenze meno
visibili a livello di propulsore”.
In percentuale il miglioramento quanto ha cambiato di questo motore
ormai leggendario?
“La struttura, nel senso dei carter, per esempio, è rimasta
la stessa, ma un buon 20% dei componenti interni,ed anche di qualcuno
esterno, come i carburatori, sono cambiati. L’evoluzione del motore,
comunque, non si ferma mai e sono previsti degli step evolutivi che
saranno introdotti nel corso della stagione”.
La sua biografia
Il giovane Jan Witteveen iniziò a lavorare alla Sachs
nel 1970 come progettista di motori a due tempi monocilindrici (da 50cc
a 250, compresi 125 e 175). Nel 1974 venne nominato responsabile della
ricerca e sviluppo dei motori da competizione e riorganizzò da
zero il Reparto corse della Hercules-Dkw (gruppo Sachs) partecipando
alle competizioni di cross ed Enduro. Questo durò sino a metà
del 1976, quando arrivò in Italia come Direttore Tecnico della
Simonini. Due anni dopo, nel 1978, vinse il Campionato Italiano di Cross,
una competizione difficile alla quale partecipavano una ventina di marche.
Nello stesso anno arrivò la chiamata della Galera, che gli affidò
il compito di rifondare il Reparto Corse (la Casa di Arcore si era ritirata
nel 1968). I successi arrivarono con Michele Rinaldi e Corrado Maddii,
e con loro un titolo Italiano. Nel Mondiale, invece, la collaborazione
fruttò un secondo posto. Contemporaneamente, però, Witteveen
(nel ’78 e ’79) aveva iniziato la sua avventura in velocità
e progettato e realizzato con la Adriatica-Bimota (pilota Randy Mamola)
una 250 dapprima con motore parallelo, poi a V con alberi controrotanti
che, di base, è lo stesso propulsore che equipaggia ancora oggi
le Aprilia da Gran Premio. Jan rimase alla Gilera sino al 1983, quando
venne chiamato dalla Cagiva per assumere il ruolo di responsabile del
Reparto Corse per il fuoristrada e il cross. Inizialmente si occupò
soltanto delle Cagiva, poi con l’acquisto dell’Husqvarna
la casa varesina smise di correre a favore del marchio svedese acquisito
(1988). Per la Casa di Varese vinse titoli mondiali e ottenne grosse
soddisfazioni.
Quando l’Aprilia lo chiamò, nel 1989, fu la realizzazione
di un sogno. Witteveen, che da giovane correva in 125 e 250 con motori
creati da se stesso, era irruente e cadeva un po’ troppo, mise
finalmente a frutto la sua esperienza regalando all’Aprilia i
successi che conosciamo.
L’identikit
Nato a: Staveren (Olanda)
Il: 29 maggio 1947
Stato civile: sposato con Ulli, 3 figli
Laureato in: Olanda
Nel: 1970
Tesi su: l’automobile
Primo progetto: motore Sachs 50cc (1972)
Prima moto progettata: Hercules 50, 125, 175 e 250
(1975)
Prima vittoria: con Hercules 175 alla “Sei Giorni
Enduro” dell’Isola di
Man nel 1975
Titoli vinti: 32 (12 Enduro; 5 cross; 15 velocità)
La moto alla quale è più affezionato:
Gilera cross 125 Bi (bicilindrico)
Il sogno motociclistico da realizzare: vincere un titolo
mondiale in velocità con la 500 e in 250 nel cross
Il pilota più amato: Massimo Contini
Il miglior collaudatore: nel fuoristrada Corrado Maddii
e Massimo Contini, in velocità Loris Reggiani e Marcellino Lucchi
L’emozione più grande: la vittoria di
Pekka Vehkonen con la Cagiva 125 nel GP del Brasile di cross a Belo
Horizonte nel 1984 davanti a 60.000 persone entusiaste. E il mondiale
di Max Biaggi con l’Aprilia 250 nel 1994
La delusione più bruciante: non aver vinto il
titolo di cross nell’84 con Maddii quando a 4 gare dal termine
avevamo 30 punti di vantaggio perché si ruppe una gamba
Il progetto impossibile: creare un motore due tempi
turbo
I materiali più amati: magnesio e carbonio
Cosa ama oltre al lavoro: la famiglia, la musica e
lo sport
Cosa fa nel tempo libero: sto con la famiglia, ascolto
musica e pratico sport
Il pilota perfetto: deve avere il peso ideale per la
classe nella quale corre: né troppo pesante, né aerodinamicamente
ingombrante. Deve saper dare alla squadra le indicazioni utili per sistemare
la moto. E possedere il carattere giusto per vivere in un team.
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