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Tecnica
09/10/2008
Tutti i segreti delle "armature" dei piloti
Le|tute|di|Andrea|Iannone|Randy De Puniet, se non altro, la prende sul ridere: circa un annetto fa, sbarcando a Phillip Island, il francese fece autoironia riguardo alle sue innumerevoli cadute piazzando lì una battuta: "I canguri scappano, quando mi vedono arrivare!". Già, perché lui di tute in pelle di canguro ne usa eccome: finito a terra 26 volte in totale nelle prime due stagioni in MotoGP, quest'anno il francese del team LCR sta superando se stesso, avendo già toccato quota 20 ruzzoloni con ancora due GP da disputare.

Dopo quarantasei cadute Randy, comunque, è ancora in splendida forma: merito del suo fisico, ma anche dell'armatura che lo protegge, la tuta appunto. Che non è soltanto un vestito aderente di pelle di canguro, ma è una vera e propria opera d'arte, confezionata su misura e oggetto di tantissimi studi per fare in modo che sia sempre più protettiva e allo stesso tempo leggera e il meno ingombrante possibile.

Tralasciando le fasi di lavorazione - molteplici e complesse - che portano alla realizzazione di una tuta, andiamo a scoprire come viene svolto il lavoro di supporto in pista dei piloti: ne parliamo con Marco Dori, che dal 2002 segue sulle piste del Motomondiale i piloti che indossano le tute Clover.

L'azienda dei fratelli Franco e Carlo Marchetto vanta un curriculum niente male: nonostante sia impegnata nel Motomondiale soltanto da sette stagioni ha già collezionato tre titoli mondiali, tutti nella classe 125 cc: nel 2004 con Andrea Dovizioso, nel 2006 con Alvaro Bautista, e l'ultimo, recentissimo, con il francese Mike Di Meglio.

Andrea|Iannone|"Ricordo ancora la mia prima trasferta per Clover - spiega Marco - Era l'ultimo Gran Premio del campionato 2001, in Brasile: ci serviva per preparare la stagione successiva, la nostra prima completa nel Motomondiale. Parlando della mia attività, diciamo che il mio lavoro inizia con la scelta dei piloti: valuto cioè i piloti con i quali sarebbe interessante instaurare una collaborazione, dopodiché una volta individuati li propongo all'azienda. Quando un pilota diventa 'nostro', inizia subito la realizzazione della sua tuta, chiaramente su misura. Va detto che la Clover è un'azienda molto piccola: il laboratorio che si occupa delle tute dei piloti conta soltanto tre persone. Da qui la scelta di fornire soltanto tre o quattro piloti (nel 2008 sono tre: Bautista, Di Meglio e Iannone, ndr), così da mantenere altissima la qualità dei prodotti forniti".

Quante tute ha a disposizione un pilota ad ogni gara, e come si fa fronte agli imprevisti (cadute, scivolate)?
"Ogni nostro pilota ha sempre a disposizione tre equipaggiamenti completi, ossia tre tute complete di guanti e accessori come sottotuta o collarino antivento. Ogni volta che un nostro pilota cade vado subito a verificare in che condizioni è la tuta; se può essere riparata la riporto in Italia per la riparazione, altrimenti commissiono subito all'azienda una tuta nuova, in modo che il martedì o il mercoledì della settimana successiva sia già pronta. In questo modo alla gara successiva, qualsiasi cosa succeda, il pilota ha sempre tre equipaggiamenti a sua disposizione".

Alvaro|Bautista|Capita mai di... finire le tute a disposizione in un weekend? In questi casi qual è la soluzione?
"Capita, sì... Quest'anno ad esempio è successo a Indianapolis con Bautista. Sabato sera, di fatto, ero senza tute per Alvaro, o meglio, diciamo che ne era rimasta soltanto una utilizzabile, perché poco segnata. Io in ogni caso ero preoccupato perché prima della gara rimaneva ancora il warm-up da disputare, e se fosse successo qualcosa sarei stato in difficoltà. Alla fine, neanche si è corso... Comunque più di una volta mi sono ritrovato con ago e filo a sistemare le tute, oppure con dei pennellini per ricostruire le scritte degli sponsor, girando anche i supermercati della zona per trovare i colori giusti. Se è possibile portare più tute alle gare extraeuropee? Difficile, i team fanno molta attenzione al peso delle casse che spediscono
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