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MICHELIN VS. BRIDGESTONE: QUALCHE CONSIDERAZIONE
La disfatta della Michelin, nel GP di F.1 ad Indianapolis, dove le sue gomme si sono dimostrate inidonee a sopportare gli oltre 800 Kg di carico richiesti dalla curva parabolica, costringendo i team assistiti dalla casa francese a rinunciare al Gran Premio, nel motomondiale non sarebbe possibile.
E’ dal 1976, infatti, che la casa del Bibendum domina il campionato delle due ruote. Ventiquattro anni nel corso dei quali in appena cinque occasioni il titolo è andato alla concorrenza.
Al principio fu la GoodYear, con la Yamaha e Kenny Roberts, a dare battaglia alla fabbrica di Clermont Ferrand, poi la palla passò alla Dunlop quindi, brevemente, apparve sulla scena anche la Pirelli, mentre ora è il colosso giapponese Bridgestone a stimolare i francesi.
Una sfida portata avanti da Ducati, Kawasaki e Suzuki, dopo l’uscita di scena della Honda di Tamada che ha regalato alla Bridgestone le sue due uniche vittorie, nei Gran Premi di Rio e Motegi.
Lontani, in termini di prestazioni, sia sul giro che sulla distanza di gara, gli uomini della Bridgestone hanno per il momento raggiunto la Michelin solo sul bagnato, come hanno dimostrato quest’anno portando sul podio di Shanghai, alle spalle di Rossi, la Kawasaki guidata da Olivier Jacque e a Donington la Suzuka di Roberts. E qualcosa ci dice che, nel 2006, potremmo tornare a vedere una Honda con le gomme giapponesi…
Una guerra, quella delle gomme, che ha spinto le prestazioni della MotoGP a traguardi incredibili.
SOLO L’8% - Uno di questi è sicuramente il tempo sul giro realizzabile oggi sul bagnato, che è solo dell’8% superiore al massimo teorico su asfalto asciutto. In pratica, su una pista come quella di Assen, in caso di pioggia le MotoGP girano sui tempi fatti dalle 125 con la pista perfetta.
FRA I 60° ED I 50° - E’, in questi casi, tutta una questione di angolo: con l’asciutto, infatti, i motociclisti sono in grado di inclinare la moto di ben 60°, mentre con il bagnato si devono limitare a circa 50°.
150 INGREDIENTI - Questa incredibile aderenza è ottenuta grazie ad un sapiente cocktail di gomma naturale e sintetica o di componenti come styrene butadiene (per l’aderenza), polybutadiene (per la durata), oltre a fibre tessili come nylon e poliestere. Complessivamente sono oltre 120 gli ingredienti di una gomma.
5 E 7 - Poiché la copertura si comporta come una massa non sospesa, influenzando anche la guidabilità della moto, grande attenzione è rivolta anche al peso. Una gomma anteriore da 16,5" arriva a 5 Kg, una posteriore a 7.
100 cm2 - La superficie di appoggio che ne risulta, comunque, è sempre incredibilmente limitata, se comparata a quella di una F.1, che per di più dispone di quattro pneumatici. Sono appena 100 centimetri quadrati, la superficie di due carte di credito.
5 E 100 Km - L’arco di utilizzazione di un pneumatico oggi è compreso fra i 5 ed i 100 Km. Nel primo caso si tratta di gomme da tempo, la cui vita dura un giro di riscaldamento più il successivo alla ricerca della massima prestazione, nel secondo la lunghezza media di un Gran Premio.
350 Km/h - Negli ultimi cinque anni lo stress che le gomme sono state chiamate ad affrontare ha subito un aumento esponenziale. Fino al 2001, infatti, le moto della classe regina erano le 500 due tempi, mezzi da 190 cv per 131 Kg di peso. Oggi le MotoGP sono spinte da motori quattro tempi da 990 cc, con un peso di 145 Kg e capaci di potenze superiore ai 250 cv, la cui velocità massima può raggiungere i 350 Km/h.

(02/08/2005)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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