|   LA 
        HONDA NSR, REGINA DELLA 500 
          
        Non gli è andata giù, alla Honda, di aver perso contemporaneamente, quest'anno, 
        il mondiale piloti e quello marche.  La 
        lezione, inflittagli da Suzuki e Yamaha, però, rischia di tramutarsi in 
        un boomerang per le sue avversarie costrette ad assistere, in questi mesi, 
        ad un forcing incredibile della casa dell'ala dorata che dalla fine del 
        mondiale ha già spedito i suoi piloti a provare tre volte: la prima subito 
        dopo il GP d'Australia, a Phillip Island, poi in Malesia, a Sepang e quindi 
        in Spagna a Jerez.  
        Da questa "cura" la NSR 500, la grande sconfitta dell'anno 2000, dovrebbe 
        uscirne rinvigorita. Non c'è dubbio, comunque, che il progetto NSR è stato 
        (ed è) fra i migliori mai partoriti dalla HRC. Ma come è nato? Rinfreschiamoci 
        la memoria.  
        La NSR ha debuttato nel 1994, all'indomani della vittoria nel campionato 
        iridato della 500 della  NS 
        tre cilindri con Freddie Spencer. Il progetto - nato per battere la Yamaha 
        quattro cilindri, due alberi motori (OW 70) - fa venire alla luce l'ennesima 
        moto inusuale della Honda. Non solo, infatti, la casa giapponese progetta 
        un V-4 "vero", dunque con un solo albero motore per diminuire gli attriti, 
        ma lo inserisce anche in un telaio decisamente avveniristico dove il serbatoio 
        del carburante è sotto il motore e gli scarichi, protetti (quasi) adeguatamente, 
        sopra, sotto un finto serbatoio. Il risultato è una moto che costringe 
        Fast Freddie a farsi realizzare una tuta par ticolare, 
        con gli avambracci foderati di amianto, ma che soprattutto non riesce 
        ad andare perché la mancanza di trasferimento di carico in accelerazione 
        e frenata, causa poco grip e sottosterzo. Il risultato è che il titolo 
        torna alla Yamaha e la Honda, nel '95, ad una moto più tradizionale. Si 
        tratta della prima NSR 500 come la conosciamo oggi. E' l'anno del duplice 
        titolo iridato (250-500) per il ragazzo della Louisiana che nel 1986 passa 
        al testimone a Wayne Gardner che vince tre Gran Premi ma perde il confronto 
        con Eddie Lawson. Punta sul vivo l'HRC si rimbocca nuovamente le maniche: 
        la "V" viene aperta , 
        dai 90° iniziali si passa a 112°, soluzione che permette scarichi più 
        rettilineo ed una più razionale sistemazione dei carburatori. Ancor più 
        importante, forse, l'inversione del senso di rotazione dell'albero motore, 
        il cui effetto giroscopico (ruotava in senso antiorario) alleggeriva la 
        ruota anteriore in accelerazione. Il risultato è la conquista del primo, 
        ed unico, titolo iridato del pilota australiano. E' il 1987. L'anno successivo, 
        nel tentativo di migliorare ulteriormente la sua creatura, la Honda la 
        peggiore: il nuovo telaio, abbassato e con una diversa distribuzione dei 
        pesi, la rende difficile da guidare. Il titolo va nuovamente a Lawson 
        ed alla Yamaha. Nel 1989, stupendo tutti, "Awesome Lawson", il Magnifico 
        Lawson, lascia la casa di Iwata per la Honda. Non affianca però Gardner, 
        ma corre nel team semi-ufficiale di Erv Kanemoto. Per il colosso nipponico 
        è la vera svolta: grazie al talento di Eddie come collaudatore ed alle 
        capacità di Kanemoto la casa decide di seguire le indicazioni tecniche 
        della coppia e grazie ad uno sforzo progettuale incredibile (ben 12 telai 
        provati in una stagione!) il titolo rimane nelle mani di Eddie Lawson…ma 
        con una Honda. Alla fine dell'anno EL cambia nuovamente e ritorna alla 
        Yamaha ma lascia in eredità alla casa giapponese finalmente una buona 
        moto. Un ulteriore passo avanti è il primo motore "Big Bang", con l'ordine 
        degli scoppi dei cilindri riuniti due a due. Né Gardner, né il giovane 
        Michael Doohan (che a Suzuka "abbatte" Lawson in frenata) riescono però 
        ad approfittarne: Rainey vince il suo primo titolo davanti a Schwantz. 
        Mick è terzo ma porta a casa la sua prima vittoria in Gran Premio, in 
        Ungheria.  
        Nel '91 non va meglio: Doohan vince tre Gran Premi e sale tredici volte 
        sul podio, ma non basta. La Honda, svantaggiata dai pneumatici Michelin, 
        a quell'epoca meno efficienti dei Dunlop, perde nuovamente. Il problema 
        principale però è che il motore è ancora troppo brusco, così la stagione 
        successiva viene ridisegnato con la distribuzione degli scoppi raggruppati 
        in 70° di rotazione dell'albero motore. E' il primo vero "Big Bang", che 
        tutte le case si affretteranno a copiare. Per eliminare le vibrazioni 
        viene inserito un contralbero, che invece di danneggiare l'accellerazione 
        minimizza l'effetto giroscopico rendendo la moto più maneggevole. Mick 
        vince cinque Gran Premi ma la rovinosa caduta di Assen lo lascia fuori 
        gioco. Titolo di nuovo a Rainey. _ Nel '93 la Honda parte nuovamente per 
        la tangente mettendo in pista la prima NSR ad iniezione. E' velocissima 
        ma Doohan la boccia e passa il prototipo nelle mani di Shinichi Itoh. 
        Non è ancora in forma e vince un solo GP. L'anno buono è il 1994: Mick 
        vince nove gare su quattordici conquistando il suo primo titolo iridato. 
        Il carisma che gliene deriva permette a Doohan di raffreddare i bollenti 
        spiriti dei tecnici della Honda che cercano di farlo correre con dispositivi 
        per il controllo della trazione ed ammortizzatori "intelligenti", che 
        l'australiano puntualmente rifiuta. Il titolo è di nuovo suo con sette 
        vittorie. Che diventano otto nel '96. Il suo team, capitanato da Jeremy 
        Burgees, fa buona guardia sull'eccesso di sviluppo. Praticamente in quegli 
        anni la moto rimane quasi la stessa. L'unico cambiamento di una certa 
        importanza avviene nel 1997 quando Mick chiede un motore con gli scoppia 
        raggruppati due a due, ogni 180°, è più brusco, ma più potente, ma soprattutto 
        l'accelerazione è migliore. Lo guida solo lui e ci vince dodici GP su 
        quindici gare. Criville lo prova, ma nonostante il minore effetto motore 
        scomponga meno la moto in frenata, lo scarta. A proposito: gli altri tre 
        Gran premi vanno ad Alex (2) e Okada (1). La NSR ha una percentuale di 
        successi del 100%. E siamo al '98: l'introduzione della benzina verde 
        depotenzia la NSR: Doohan, abituato a guidare di forza non gradisce, ma 
        ancor meno gli piace il pivello (Max Biaggi) che all'esordio nella cilindrata 
        vince il Gran premio di apertura a Suzuka e lo insidia nel corso di tutto 
        il campionato. Il resto è storia di oggi. Doohan abbandona dopo l'incidente 
        a Jerez del '99, ma Criville, grazie anche al passaggio di Biaggi alla 
        Yamaha, raccoglie l' eredità dell'australiano vincendo il titolo. I primi 
        guai arrivano durante l'inverno: lo sviluppo è erratico, il nuovo telaio 
        non convince e nella prima parte del mondiale i piloti Honda rimangono 
        un po' indietro. La Honda prova un nuovo air-box in Olanda con criville. 
        Poi affida un prototipo con nuovo telaio, nuova carenatura e motore rivisitato 
        a Rossi che lo usa solo in prova a fine stagione. Si fa avanti, non troppo 
        a sorpresa, la Suzuki, che vince il mondiale piloti, mentre quello marche 
        va alla Yamaha per una incollatura. Per la NSR è venuto il momento di 
        rinnovarsi nuovamente.   |