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        F.1 CONTRO MOTOGP: DUE MONDI A PARTE 
         Sia 
        il campione del mondo della F.1, Fernando Alonso, che quello della MotoGP, 
        Valentino Rossi, utilizzano pneumatici Michelin, ma la similarità 
        fra i due finisce praticamente con il nome del costruttore impresso sulla 
        gomma. 
        Quando, infatti, ci si interroga sulle qualità necessarie di un 
        pneumatico per essere vincente su due e quattra ruote, le richieste sono 
        ovviamente molto diverse, a cominciare, ovviamente, da quelle fisiche: 
        la grandezza e la forma delle coperture, infatti, non hanno nulla in comune, 
        ma questa è solo la punta dell’iceberg. 
        “Una delle differenze principali fra MotoGP e F.1 e che le prime 
        hanno solo una stretta porzione di gomma a contatto con l’asfalto 
        – spiega Nicolas Goubert, capo della competizione Michelin - inoltre 
        le mescole sono differenziate, asimmetriche, proprio come i circuiti. 
        Usando questo sistema le coperture vengono costruite su misura per i singoli 
        circuiti. Il lato sinistro ed il lato destro delle gomme differiscono 
        a seconda che il circuito sia prevalentemente sinistrorso o destrorso. 
        In F.1, al contrario, la maggior parte della mescola è a contatto 
        con l’asfalto. 
        “In F.1 l’area di contatto dello pneumatico sull’asfalto 
        varia enormemente a causa del tipo di curva e del livello di deportanza 
        applicata. Può addirittura arrivare a zero in certe curve dove 
        la gomma interna si solleva dall’asfalto”. 
       La grandezza dell’area di contatto è fondamentale per determinare 
        il livello di aderenza. Nelle moto stiamo parlando di una superficie grande 
        quanto una carta di credito. 
        “Le MotoGp attuali erogano più di 240 cv e devono trasmettere 
        questa potenza su una superficie lunga 5 cm e larga 10 cm – rivela 
        Goubert – Il peso massimo caricato su di un pneumatico di F.1 e 
        cinque volte più grande rispetto a quello applicato ad una MotoGP. 
        L’area di contatto di una slick sgorbiata di F.1 è di 16,5 
        cm per 27 cm. Un’altra differenza è che le moto si inclinano 
        in curva, per circa 55° sull’asciutto. La conseguenza è 
        che non è sempre la stessa porzione di gomma ad essere in contatto 
        con l’asfalto, ed in ogni caso il carico applicato è meno 
        importante rispetto a quello delle auto. Il motivo è evidente: 
        nelle moto non c’è l’influenza dell’aerodinamica. 
        Il massimo carico che una gomma da moto sopporta, infatti, è quello 
        del peso della moto e del suo pilota, all’incirca 145 Kg e 80 Kg, 
        rispettivamente”. 
      Nell’ auto la situazione è molto diversa perché le 
        monoposto sono disegnate nell’interesse dell’aerodinamica 
        che deve generare deportanza per permettere maggiori velocità in 
        curva. 
        “In F.1 le gomme sono gonfiate a bassa pressione – spiega 
        il tecnico – ma deve essere capace di sopportare una pressione di 
        più di una tonnellata. nelle curve più veloci ciò 
        provoca una grande richiesta di resistenza dei materiali”. 
      D’altro canto, però, le regole della F.1 sono decisamente 
        più restrittive di quelle della MotoGP, per quanto riguarda le 
        dimensioni. Praticamente nelle moto l’unica misura obbligata è 
        la larghezza del cerchio. Il risultato è che la Michelin attualmente 
        ha cinque diversi tipi di coperture posteriori e tre anteriori. La scelta 
        della copertura anteriore dipende molto dallo stile, così Valentino 
        Rossi e Colin Edwards possono preferire un tipo e Marco Melandri e Nicky 
        Hayden un altro. Una scala di scelte di questo tipo è assolutamente 
        impossibile in F.1, dove i piloti hanno la scelta fra un paio di mescole 
        e le regole sulle dimensioni sono rigide. Ciò che fa la differenza 
        sono i telai, che possono caricare diversamente le gomme anche in più 
        o in meno del 10% fra di loro. 
      “Il fatto che le gomme da moto siano asimettriche – aggiunge 
        Gobert – aggiunge un livello extra di complicazione a livello di 
        costruzione, perchè le mescole usate sui fianchi sono diverse da 
        quelle usate al centro”. 
      Anche in F.1, comunque, le coperture sono fabricate in brevissimo tempo 
        per adattarle alle piste, spesso dopo i test. 
      “Lo sviluppo è continuo – prosegue Goubert – 
        si costruiscono diverse gomme diverse per stagioni e chi è in vantaggio 
        non può prendersela comoda, pena perdere il terreno conquistato. 
        Non importa quante gare si vincano, ogni Gran Premio è una sfida 
        diversa. 
      La corsa alla prestazione non inficia comunque la sicurezza. 
        “L’imperativo categorico è disporre di gomme veloci, 
        ma anche sicure – è la conferma di Nicola Goubert – 
        In MotoGP specialmente non è possible prevedere le conseguenze 
        causate da una caduta. Non possiamo permetterci questo tipo di errore”. 
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
        
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