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        DOMENICALI: DUCATI, TECNICA E PASSIONE 
           
        Il bilancio della stagione 2006 per la Ducati è stato senza dubbio 
        positivo. Al quarto tentativo (sono entrati un anno dopo il battesimo 
        della  MotoGP) 
        infatti la Rossa bolognese ha conquistato la terza posizione assoluta 
        nel mondiale conquistando nove podi e quattro vittorie. 
      “Abbiamo chiuso un’era – afferma, compiaciuto, Claudio 
        Domenicali – al debutto, nel 2003, vincemmo il nostro primo Gran 
        Premio con Capirossi a Barcellona,mentre l’anno scorso abbiamo addirittura 
        realizzato una doppietta con Bayliss e Loris nell’ultima corsa delle 
        990 cc. Segno, questo, che la GP6 era giunta ad un livello di assoluta 
        eccellenza. Di questo, ovviamente, siamo molto orgogliosi”. 
      E’, però, sfuggito il titolo. E la scelta di Gibernau 
        non si è rivelata vincente. 
        “Sete non ha rispettato le nostre aspettative, ma anche 
        le sue. C’è da dire, però, che non è stato 
        sfortunato. Ha avuto diversi incidenti e questo non gli hai mai consentito 
        di guidare al cento per cento. Alla fine, però, abbiamo scelto 
        di cambiare. Una scelta difficile”. 
       Non 
        è stata l’unica in queste quattro stagioni. 
        “Vero. Prima c’era stata quella della Bridgestone. 
        Con una Michelin vincente non è stato semplice rivolgersi all’industria 
        giapponese. Abbiamo sofferto un po’, assieme, ma i risultati ottenuti 
        nel 2006 sono stati positivi. Ovviamente bisognerà ancora migliora. 
        Abbiamo ancora qualche problema nei circuiti dove l’asfalto è 
        molto liscio. Le nostre gomme, in queste condizioni, si consumano molto. 
        Bridgestone comunque è all’avanguardia e nel 2007 sarà 
        praticamente alla pari con la casa di Clermont Ferrand per quanto riguarda 
        i team serviti”. 
       Il 
        2007 sarà anche l’anno delle 800. 
        “Duecento centimetri cubici in meno per diminuire le potenze. 
        Sulla carta abbiamo perso 25 cv, ma le prestazioni non dipendono solo 
        da questi. Nel frattempo le gomme hanno fatto passi in avanti, per cui 
        in alcuni circuiti siamo già andati più forte durante i 
        test invernali. Attenzione però perché oltre alla cilindrata 
        è calata anche la capacità del serbatoio del carburante, 
        passato da 22 a 21 litri. L’erogazione della potenza, già 
        resa più difficile dalla diminuzione della cubatura, risentirà 
        anche di carburazioni più magre, che però ci consentiranno 
        di capire meglio le normative, tipo l’Euro 3, che riguardano l’inquinamento. 
        Impareremo come sempre dalle corse. La Superbike, tanto per fare un esempio, 
        è messa meglio: loro corrono con 24 litri nel serbatoio in gare 
        di 100 Km, invece che 120. Ciò significa che possono disporre del 
        25% in più di carburante”. 
      In compenso non siete in regime di monogomma. 
        “Anche nella MotoGP, però, è arrivata una limitazione 
        nel numero di pneumatici a disposizione. Ciò comporterà 
        un approccio diverso nella scelta e nella gestione delle gomme. Io personalmente 
        sono contrario al monogomma. Chi, fra i gommisti, sarà più 
        bravo nel gestire la nuova situazione, risulterà vincente”. 
      Il contratto fra Ducati e Bridgestone scadrà alla fine 
        del 2007. 
        “Abbiamo davanti tutto il tempo per discuterne”. 
      La Ducati ha parzialmente rivoluzionato il progetto. La Honda 
        ancora di più. 
        “Se volessi essere cattivo direi: esteticamente, perché, 
        guarda caso, togliendo un cilindro dalla RC211V si ottiene un V-4 di 800 
        cc. Comunque la nuova Honda, come sempre, è quella che si è 
        portata più avanti. Non racchiude nulla di rivoluzionario, però, 
        e certe scelte, come quella del codino piccolissimo sono eminentemente 
        estetico. Detto questo la RC212V è la tipica moto prodotta dall’HRC: 
        la cura costruttiva è estrema, sembra quasi una moto di serie. 
        Le altre sono più normali: la Yamaha è rimasta la stessa, 
        cilindrata a parte, la Suzuki è andata meglio con il motore piccole, 
        pur avendo la medesima ciclistica, e questo lo devo ancora capire. Quanto 
        alla Ilmor è evidente che fare un motore avendo l’esperienza 
        della F.1 non basta: le auto rimangono con la farfalla aperta per il 40% 
        del tempo sul giro. Le moto solo il 20%. Dovranno fare la loro esperienza. 
        Come noi dovremmo fare la loro, qualora decidessimo di costruire un motore 
        di F.1”. 
      La GP7, comunque, è profondamente diversa dalla GP6. 
        “Il motore è più piccolo,ed ha la successione 
        degli scoppi regolare. La moto comunque non è più corta 
        della precedente. A questi livelli di potenza e velocità poi non 
        si riuscirebbe a guidarla. Noi abbiamo utilizzato un alesaggio estremo, 
        alla ricerca della potenza, lavorando nel contempo sull’elettronica, 
        che è sempre Marelli, con il drive by wire ed il traction control 
        che dovranno smussare la maggiore nervosità del propulsore. La 
        telemetria ha 200 canali di acquisizione. Dal punto di vista ciclistico 
        il nostro propulsore è portante, la moto è stata irrigidita 
        perché Capirossi diceva che nelle esse veloci la GP6 “veniva 
        in due volte”, cioè fletteva. Nel contempo il peso è 
        stato ridotto. Siamo al limite della categoria, anzi in alcuni test abbiamo 
        girato zavorrati”. 
      Si continuano a fare progressi tecnici, ma il piatto piange. 
        Ducati ed Honda a parte non si vedono nuovi sponsor all’orizzonte. 
        “Stiamo lavorando con la Dorna, per questo. Dal nostro 
        punto di vista c’è comunque soddisfazione. Ai nostri partner 
        abituali si è aggiunta la Sandisk. Certo non siamo la F.1. La Ferrari 
        è dieci volte la Ducati per quanto riguarda il personale. Noi abbiamo 
        un chimico, per studiare i riporti antiattrito con cui stiamo combattendo 
        i consumi, e loro dieci. Ma non per questo ci sentiamo inferiori”. 
       
        
        
        
        
        
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