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LA GUIDA
All'inizio degli anni '80 la 500 si guidava alla Kenny Roberts: frenate dolci e lunghe, belle traiettorie circolari, uscite di curva "pulite", con il pilota già in carenatura a fare tutt'uno con la moto. Il primo, ed il migliore, degli allievi di K.R. fu Eddie Lawson che, se possibile, rese ancora più pulito lo stile del Maestro. L'arrivo di Freddie Spencer, ed i suoi mitici duelli, dapprima con Roberts e poi con lo stesso Lawson, decretarono, parallelamente al crescente numero di vittorie di "Fast Freddie", che bisognava guidare come lui se si voleva imitarne le gesta. Dunque staccate ritardatissime, curva spezzata in due segmenti con punto di corda posticipato e poi gas subito, con la moto che, sotto l'effetto dell'improvvisa accelerazione, si comportava come un cavallo imbizzarrito ed il pilota, di conseguenza, come un cow-boy non disposto a lasciarsi disarcionare tanto facilmente. Nel frattempo alla brigata della guida di traverso si aggiungevano illustri ospiti: Wayne Gardner, Kevin Schwantz, Wayne Rainey, tutta gente che il gas glielo dava a manciate e che ai Gran Premi non partecipava, ma vinceva, così che fu facile decretare la morte dello stile tradizionale e dopo il ritiro di Roberts, aspettare solo quello di Lawson, per ufficializzare che anche l'ultimo dei "puristi" era passato fra gli "ex". Della faccenda non si è più parlato sino all'inizio del 1993 quando nel coro della 500 ha iniziato a cantare quel solista di Luca Cadalora, nutritosi anche lui, tramite Lawson, del verbo di Roberts, mentre nel team di Agostini, in sella alla Yamaha 250, condivideva con il Maestro di Upland i segreti della guida pulita.

Fin dai primi Gran Premi di stagione, infatti, il modenese mostrò di mal adattarsi alle moderne mezzo litro."Dure come un camion da inserire in curva, sottosterzanti, pesanti e rigide come pezzi di legno", tanto per dirla con il tre volte iridato. Luca, nei primi Gran Premi di stagione, corse sulla difensiva, rimanendo ben lontano dai tempi fatti registrare dall'allora suo compagno di squadra Wayne Rainey che, pur ammettendo i molti limiti della Yamaha YZR versione '93 però, nel frattempo, vinceva... "Ci sono perlomeno dieci modi di guidare una 500 - si giustificava Cadalora - uno di questi è quello di Rainey, ma non è l'unico: Lawson ha vinto quattro titoli ed io tre pilotando in maniera completamente diversa". Ma quali sono le principali differenze fra Rainey e Cadalora? E l'italiano a spiegarlo. "A me non piace guidare di forza - spiegava il modenese - per me la moto deve essere leggera fra le mani. Deve andare in piega facilmente e reagire agli spostamenti di peso in accelerazione e frenata. Chiarisco: non devo essere io a dover caricare l'avantreno o la ruota posteriore spostandomi sulla sella come una scimmia come fa Wayne. Lui ci riesce, ma se io dovessi rinunciare all'ancoraggio del sellino, finirei fuori dalla moto. Mi piace che questa reagisca al gas, allargando o chiudendo la traiettoria in base a come io imposto la curva, se col gas aperto o chiuso.

La Yamaha '93 non risponde ad alcuno di questi requisiti: può essere guidata praticamente solo con gli ammortizzatori, forcella e sospensione posteriore, quasi bloccati, il che significa esser costretti a rinunciare a priori, in frenata, allo spostamento di peso in avanti che favorisce l'inserimento in curva. In pratica la YZR 500 è maledettamente sottosterzante, tende ad andare dritta e va inserita a forza di braccia. In ogni caso quando si apre il gas non tiene la traiettoria. Per me che sono abituato a guidare più con la testa che con i muscoli è un vero e proprio disastro". Il disastro maggiore, per il nostro Cadalora, però, è stato l'avere in squadra un tipo che, un mezzo di queste caratteristiche, non solo lo guidava, ma ci vinceva anche, Rainey appunto. "Pilotare una 500 secondo è sempre stata una questione di forza e di sensibilità - spiegava Wayne, la cui passione non si è spenta dopo il terribile incidente di Misano '93 che gli spezzò la carriera - perché le 500 che io ho guidato pesavano 15 Kg delle precedenti, con oltre 170-180 cv...Con queste caratteristiche non erano moto molto veloci nella prima fase della curva, dall'inserimento al punto di corda, diciamo, ma praticamente imbattibili nella fase successiva, quella dell'accelerazione. Per sfruttare al massimo questa caratteristica non bisognava cercare di raccordare la curva, ma solo il modo di scaricare il prima possibile tutti i cavalli a terra. La 250, che pure ho portato, si guida con uno stile all'antitesi: ha poca potenza e per questo si cerca di ottenere la massima velocità possibile nella percorrenza della curva. In questo senso è più vicina alla tecnica necessaria per andare forte nella 125.

Resta comunque inteso che quando il sottoscritto ha provato nuovamente una 250 avrebbe potuto guidarla con un braccio appoggiato al serbatoio, tanto mi risultava facile". "Fondamentalmente Luca aveva ragione - è il dotto intervento di sua maestà Kenny Roberts - lo capisco perché nel 1983 guidavo come lui. Poi però le 500 sono cambiate e più che l'aumento di potenza ha fatto quello di peso imposto dai regolamenti. 15 Kg in più hanno reso problematica frenata e stabilità, messo in crisi le sospensioni, trasformato la mezzo litro in un oggetto difficile da controllare quando è al limite. Personalmente penso che ci dovremmo battere per ridurne nuovamente il peso, nel contempo però sono anche convinto che in qualche momento del suo sviluppo noi piloti, assieme con i tecnici, abbiamo commesso un qualche errore, di una certa gravità, che ha portato l'evoluzione della 500 su una strada sbagliata. Ed è forse per questo che per molti anni , nonostante le moto siano migliorate molto, non si è assistito ad adeguati miglioramenti anche dei tempi sul giro fino a che, in apparente contraddizione, sono scese le potenze nel '98 con l'introduzione della benzina verde, che ha reso i motori meno scorbutici. Comunque sia, anche se può sembrare una contraddizione con quanto ho ammesso fino a questo momento, non c'è niente di sbagliato nella classe 500: nel 1992, a Laguna Seca, guidai la moto di Rainey e rispetto al pezzo di ferro che pilotavo io nel 1983 mi sembrò di sognare...".

Figuriamoci cosa sarebbe accaduto se, invece che una Yamaha Roberts avesse potuto pilotare la moto che ha dettato legge nel motomondiale nelle ultime sei stagioni: la Honda 500. Fra tutti i mezzi in campo, infatti, la NSR è stata l'unica a poter essere portata al limite dal maggior numero di piloti. Con lei sono andati forte, oltre a Michael, Criville, Okada, Itoh, Checa, Barros, Gibernau, per non parlare di Max Biaggi che nel '98 vi ha debuttato con una vittoria. Non bisogna dimenticare del resto che la Honda NSR, nel passato considerata una "mangiapiloti", dopo la "cura" Lawson del 1988 si trasformò in una moto che lo stesso Gardner, uno dei piloti ad essersi adeguato alla guida-spericolata, giudicò migliore.

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